Un giorno ventoso d’estate nascevo. Nelle lunghe giornate assolate, bagnati da vigorosi temporali, maturano i frutti. Come le creature che portiamo nel grembo, come i sogni che coviamo nell’intimo. Sogni sono anche le infinite cellule madre che noi donne coviamo fin da quando stavamo nel grembo, e da cui ogni mese nell’età fertile scegliamo una splendida ova. Ma non basta che incontri una folla di spermetti, ci vuole che tutti assieme la facciano danzare, e che ce ne sia uno bello abbastanza, solo allora apre le porte e inizia un’infuocata suddivisione. La nuova creatura continua a rotolare danzando, finché non trova, si spera, un angolino di suo gradimento e continua a svilupparsi nella massima perfezione. Lì nell’amnios profumato riceve tutto, protetta, cullata dal movimento, circondata da rumori intriganti e dalla luce che filtra. Incessantemente vi sono piccoli cambiamenti, che preparano al grande momento, in cui tutto si accende e scorre a fiumi la medicina. Sublime trascendenza e grandiosa ricompensa incontrare l’odore e la voce a lungo percepiti, immergersi nello sguardo di lei che ci dà la vita, trovare il seno accogliente. Poi, il meritato riposo al sicuro nelle braccia. Che bello vivere! Che benedizione per l’umanità ogni creatura che può assaporare questa meraviglia, risparmiata da ogni sacrilegio. Non è questo l’unico modo di essere madre. Essere madre è una disposizione d’animo, può averla chiunque, a qualunque età, con o senza figli. Significa prendersi cura di sé, di Madre Terra, di ogni forma vivente in quanto dono di vita. Ben prima di avere una creatura in grembo sentivo l’impulso di essere madre universale, di stare accanto alle “madri” e camminare leggera, preservando la mia integrità morale. Non so dove sarei arrivata senza l’esperienza travolgente di partorire con le mie forze. Forse mi sarei persa. Quando sono nata non ho vissuto quell’intensità vibrante, ma vivendola con i miei figli mi sono risentita intera e riappacificata. Sono rinata. Ho ricontattato il dolore per quanto mi era mancato. Poi niente è stato come prima. Mi sono aperta all’incontro. Ricordiamo in estate di ringraziare per l’incredibile opportunità di essere vivi e poter “bene dire”. Poter sognare. Ogni sogno è un figlio in grembo, ogni sogno realizzato un figlio in braccio. Lasciamoci trasportare dal vento caldo, nutrire dai raggi del sole, abbeverare dalle piogge generose… ne vedremo i frutti!
Clara Scropetta
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